Centri Snodi

CAT – Convivenza Aiuto Terapia

Progetto CAT Convivenza aiuto terapia

CAT è l’acronimo di Convivenza Aiuto Terapia. Si tratta di un percorso di formazione per operatrici di comunità che nasce qualche anno fa all’interno del progetto Snodi, nell’ambito del lavoro nelle comunità destinate all’accoglienza di giovani ospiti con difficoltà nella regolazione emotiva e disturbo di personalità borderline.

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L’obiettivo

Fin dall’inizio, l’obiettivo dichiarato di CAT è introdurre le operatrici a quegli strumenti teorico-concettuali che possano essere d’aiuto nell’interazione quotidiana con le ospiti. Infatti, sia l’ente gestore, sia gli stessi operatori psicologi responsabili delle equipe, si sono presto accorti delle complicazioni che il lavoro con persone con gravi difficoltà di regolazione emotiva comporta. Infatti, questo tipo di lavoro riabilitativo può sollecitare nelle operatrici intense reazioni emotive legate, per esempio, a sensazioni di inadeguatezza, impotenza e frustrazione.

Come si può facilmente immaginare, l’intromissione prepotente della dimensione emotiva nel lavoro in comunità – che sia da accreditare principalmente alla disregolazione dell’ospite o alla reazione dell’operatrice di fronte ai suoi comportamenti – non può che condurre a due esiti sul gruppo equipe:

  • Da una parte, un crescente malessere personale. Questo è dovuto ad un senso di impotenza e frustrazione, unito all’ipervigilanza sollecitata da quanto accade in comunità. Ciò può condurre, in breve tempo, a uno stato di esaurimento.
  • Dall’altra parte, la conseguenza di questo malessere si articola spesso in un drastico calo della qualità del lavoro riabilitativo. Ciò avviene a causa di una sorta di “modalità di protezione” che l’operatrice può assumere difensivamente e che conduce a un assetto mentale caratterizzato da un ampio ricorso al giudizio e al pregiudizio, antitetici alla possibilità di relazioni facilitanti la dimensione dell’accoglienza e della riabilitazione.

Per scongiurare questi esiti indesiderabili, CAT è stato progettato con un duplice obiettivo. In primo luogo, come già detto, fornire degli strumenti teorico-concettuali che permettano di leggere i comportamenti individuali e i movimenti relazionali alla luce delle principali teorie sulla disregolazione emotiva. In secondo luogo, e sulla base della conoscenza teorica assimilata, procurare all’equipe uno spazio entro il quale poter condividere le difficoltà incontrate nell’impegnativo lavoro riabilitativo con questa tipologia di ospiti.

CAT come momento formativo di gruppo

Progetto CAT come terapia di gruppo
CAT come momento formativo di gruppo

Il momento dedicato a CAT si presenta pertanto come un momento formativo, non di supervisione, dove l’approccio top-down (dalla teoria alla pratica) si integra con un approccio bottom-up. Questo significa che a partire dalle esemplificazioni della vita quotidiana si ricavano i macro temi teorici che sottostanno alle difficoltà pratiche. È infatti augurabile e favorita la partecipazione di tutti gli operatori che, a vario titolo, si relazionano con le ospiti in comunità. In questo modo si integrano i differenti punti di vista e si trovano modalità operative comuni a tutti i protagonisti della comunità. L’idea principale è un’ottica di coerenza educativa e di continuità terapeutica anche al fuori dello spazio dedicato alla psicoterapia.

I temi trattati e lo svolgimento

I temi trattati si dipanano a partire dalle conoscenze teoriche circa il disturbo borderline e i miti da sfatare circa questa patologia. Si arriva poi fino alla necessità di parlare con l’ospite di diagnosi e saper ricondurre alcuni comportamenti a questa. Dopo si passa ad un lavoro di identificazione delle emozioni proprie e altrui, e all’apprendimento di abilità di validazione per arrivare al corretto modello di problem solving. Il carattere interazionale del modello transazionale permette di creare circoli positivi (o interrompere circoli negativi) tra ospite e operatore. Questo anche solo modificando l’approccio dell’operatore alla patologia grazie a nuove conoscenze e punti di vista. L’operatore infatti si sente più preparato e più capace di ricondurre l’ingaggio emotivo alla modalità tipica del soggetto con disturbo borderline, e non ad una generica intenzionalità malevola.

Attualmente il momento di CAT si svolge ogni mese, per due ore consecutive. Vengono assegnati  dei compiti operativi, per utilizzare il lavoro con le ospiti come campo di prova delle nuove conoscenze teoriche acquisite e di verifica delle proprie consapevolezze emotive. A partire dal tema individuato nel momento formativo le operatrici sono invitate, da una volta all’altra, a osservare gli scambi tra di loro e con le ospiti. Si cerca quindi di riportare consapevolmente la teoria all’interno della quotidianità.

Ilaria Carretta, Nicolò Gaj

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